L’ALIMENTAZIONE IN UN PERCORSO DI PMA

27 Dec 2020 no comments isabella Categories ArticoliTags ,

Le tecniche di procreazione medicalmente assistita nascono per le coppie infertili.

Nel 1978 i sacrifici della ricerca scientifica portarono alla nascita del primo neonato concepito attraverso la fecondazione artificiale. Nacque la piccola Louise Brown, grande soddisfazione dei genitori ma anche forte motivazione per la medicina per un continuo miglioramento.

Ad oggi, esistono tecniche di primo livello che consistono nell’inseminazione intrauterina degli spermatozoi maschili e tecniche di secondo livello che utilizzano l’incontro tra spermatozoo e ovocita in vitro. Queste ultime si dividono in FIVET (fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione) e ICSI (inseminazione intracitoplasmatica dello spermatozoo).

La FIVET consiste nel porre gli spermatozoi e gli ovociti in una stessa provetta e nell’aspettare una notte intera affinché uno spermatozoo fecondi un ovocita.

La ICSI prevede che un operatore inietti nell’ovocita lo spermatozoo; è la tecnica più utilizzata.

In entrambi i casi, viene controllato lo sviluppo embrionale e una volta pronto l’embrione viene trasferito in cavità uterina.

Il percorso di procreazione medicalmente assistita con ICSI si può suddividere, grossomodo, in 4 fasi.

La fase uno è una fase preparatoria che dura alcuni mesi ed è il periodo in cui la donna effettua tutti gli esami diagnostici di infertilità fino alla decisione del percorso specifico da effettuare. La fase due consiste nella stimolazione ovarica controllata e poi il prelievo degli ovociti, la fase tre nel trasferimento in utero e la fase quattro il test di gravidanza. A volte la paziente si ferma nella fase 2, congela gli ovociti per effettuare un successivo trasferimento. Quanto ho detto, offre una panoramica generale del percorso che una donna deve compiere ma non è una guida completa ed esaustiva.

Nella fase uno è importante gestire la problematica specifica della paziente, qualora ci fosse, come l’endometriosi o la sindrome dell’ovaio policistico; promuovere un corretto stile di vita come l’eliminazione di alcool e caffeina, gestire il carico glicemico dei pasti e lavorare sul fegato. Migliorare la qualità ovocitaria in vista del prelievo rappresenta l’obiettivo del supporto nutrizionale di questa fase.

Nella fase due, l’intervento nutrizionale deve offrire un sollievo agli effetti collaterali legati alla stimolazione ormonale come ad esempio il gonfiore e il mal di testa.

Nella fase tre è importante supportare l’endometrio, la dieta deve essere quindi antinfiammatoria e ricca di sostanze antiossidanti.

Nella fase quattro, l’utero deve accogliere l’embrione e per questo necessita di alimenti che favoriscono un buon flusso di sangue e che forniscono energia.

Un percorso nutrizionale efficace deve iniziare dalle prime indagini diagnostiche e continuare per tutto il trattamento di PMA.

Le difficoltà di concepimento possono essere causate anche dal fattore maschile sia per una poca qualità del liquido seminale sia per un’insufficiente motilità degli spermatozoi. L’intervento nutrizionale agisce su queste due problematiche ma la spermatogenesi ha una durata di tre mesi ed è quindi opportuno agire precocemente con un cambiamento dietetico.

Per saperne di più https://www.isabellagerola.it/procreazione-assistita/